L’etica ha bisogno di immaginazione

L’etica ha bisogno di immaginazione

Sapete chi mi ha spinto a cercare di fare buon giornalismo? Pippi Calzelunghe! E a entrare in uno speciale network di professionisti dell’informazione? I musicanti di Brema.

La coscienza morale si forma, prima, nella nostra immaginazione e, poi, si concretizza nella realtà di tutti i giorni. Ci avevate mai pensato? Senza la possibilità di immaginare noi stessi e le diverse situazioni della vita, magari prendendo spunto da figure di fantasia che ammiriamo, non riusciremmo mai a dar corpo a un agire buono nel mondo.

Da Pippi Calzelunghe ai musicanti di Brema

Come dice un mio caro amico, Pippi Calzelunghe oggi sarebbe una piccola disadattata seguita dei Servizi Sociali. Eppure la mia generazione, che è stata bambina nei primi anni Settanta, l’ha adorata. Io amavo la sua indipendenza, visto che viveva da sola a Villa Villacolle con un cavallo e una scimmietta. E il suo incontenibile coraggio? Sistemava i malintenzionati in quattro e quattr’otto e aveva più forza di un’intera scialuppa di marinai. E il suo fregarsene delle convenzioni? Si autogovernava sempre in base alla sua coscienza e vestiva come un Maneskin ante litteram.

Ricordate il modo di comunicare di questa straordinaria novenne dalle trecce rosse e le lentiggini? Senza peli sulla lingua, in modo super creativo, con un approccio al problem solving più che alle lamentele. Era sincera, originale, ingegnosa. Ho proprio iniziato a desiderare di raccontare il mondo così, mentre mi perdevo nelle sue avventure (1). Ancora oggi, a distanza di parecchi anni, credo che una comunicazione dotata di valore morale debba essere generosa, senza paura, votata alle soluzioni.

Nel 2019, mi sono ispirata a un altro classico per bambini, I musicanti di Brema dei fratelli Grimm (2), per entrare a far parte del Constructive Network, la rete italiana dei comunicatori e giornalisti che pratica una comunicazione costruttiva. Il motivo? Nella fiaba, quattro animali diversi – un asino, un cane, un gatto e un gallo – decidono di andare verso la stessa meta, aiutandosi a vicenda e fronteggiando, compatti, le difficoltà che incontrano lungo il cammino. A un certo punto, diventano un animale unico, salendo l’uno sull’altro, e acquisiscono molto più potere. Fanno quello che l’etica ci insegna: passano dall’io al noi.

L‘immaginologia e l’educazione morale

Qualche tempo fa, nella sezione Fioriture di questo blog, ho proposto un esercizio di etica della comunicazione, dal titolo Rileggere un classico, dove spiegavo come le storie raccontate dalla letteratura, dal cinema, dal teatro o dalla tv, possano stimolare in noi una consapevolezza etica. Il motivo? Quando ci immergiamo in un racconto, tendiamo a immedesimarci nei personaggi e a valutare come si comportano, così da essere ispirati a emulare o evitare il loro comportamento. L’immaginazione, dunque, può fornirci un’ottima educazione morale.

L’immaginologia (imaginology) dovrebbe diventare un nuovo tipo di approccio all’apprendimento, in grado di spostare l’immaginazione dalla periferia al centro e, dunque, alle fondamenta di tutta la conoscenza umana. Questa è la proposta di alcuni studiosi, tra cui Stephen T. Asma, docente di filosofia, cofondatore del Research Group in Mind, Science and Culture al Columbia College di Chicago e autore di numerosi saggi, come The Evolution of Immagination (3).

In un suo recente articolo, ha illustrato come sia l’immaginazione il vero motore del pensiero, e non la mente scientifica, oggi a torto ritenuta l’unica capace di produrre significato. È la dimensione arazionale e pre-razionale della nostra mente a contribuire alla creazione di senso, perché non ri-descrive il mondo, ma ne crea ogni volta uno nuovo.

La cultura popolare riconosce solo la versione fantastica dell’immaginazione, senza rendersi conto – sostiene il professor Asma – che anche la riflessione morale e altri aspetti relazionali e lavorativi della vita (dalla strategia politica all’ipotesi scientifica, dalla cucina al fare l’amore) sono “attività immaginative” (imaginative activities) che stimolano e guidano la nostra azione nel mondo. L’immaginazione è il sistema operativo della mente, che pulsa attraverso altre forme di conoscenza, dalla percezione al ragionamento.

Torniamo a immaginare!

Cosa fare, dunque? Immaginare. Meglio: tornare a immaginare, perché abbiamo perso dimestichezza con la parte della nostra mente estranea alla logica e all’elaborazione delle informazioni. Per farlo, dobbiamo formarci al piacere che scaturisce dall’immaginare, per generare nuove prospettive, possibili futuri, innovative idee e corsi d’azione. Ciò può avvenire, se abbracciamo la confusione, come risorsa giocosa, e la stranezza, come preziosa improduttività o mancanza di adattamento funzionale.

Un’opportunità, in questa direzione, la offre un’accademia piuttosto insolita, forse unica nel suo genere. Magari la conoscete già. Si chiama Invenio Mundum Academy e offre percorsi dell’immaginazione all’altezza della realtà, per allenare il proprio talento immaginifico. Si rivolge ad appassionati al tema, così come a studenti, educatori, formatori, comunicatori, liberi professionisti, responsabili delle risorse umane, manager e team leader, imprese e organizzazioni.

È proprio il caso di chiudere con lo slogan coniato dal filosofo Herbert Marcuse (4) e ripreso dai movimenti studenteschi nel Sessantotto: “l’immaginazione al potere”. Per vivere con più gioia – la liberazione dell’immaginazione era, per Marcuse, la componente primaria della libido e dell’eros, da non intendersi solo in senso sessuale, ma anche di sensibilità umana verso la bellezza, la creatività e il piacere – e per provare a immaginarci più etici. Che dite, ci proviamo?

Mariagrazia Villa


Approfondimenti

  1. Astrid Lindgren, Pippi Calzelunghe, tr. it. di A. P. Larussa Sanavio e D. Ziliotto, illustraz. di I. Vang Nyman, Salani, Milano, 2017 (il romanzo è stato pubblicato per la prima volta, in lingua svedese e in tre volumi, nel 1945, 1946 e 1948).
  2. Roberto Piumini, I musicanti di Brema da Jacob e Wilhelm Grimm, illustraz. di N. Costa, Edizioni EL, Trieste, 2009 (la fiaba è stata pubblicata per la prima volta, in lingua tedesca, nel 1812).
  3. Stephen T. Asma, The Evolution of Imagination, The University of Chicago Press, Chicago, 2017.
  4. Herbert Marcuse, L’uomo a una dimensione, tr. it. di L. Gallino e T. Giani Gallino, Einaudi, Torino,1999 (il saggio è stato pubblicato per la prima volta, in lingua inglese, nel 1964).

Crediti fotografici

Foto di Oberholster Venita da Pixabay.