La prima tesi di laurea… costruttiva

Il 13 dicembre 2021, Santa Lucia ha fatto un regalo a tutti i giornalisti del Constructive Network: la tesi di laurea magistrale della mia studentessa Agnese Fochesato.
Perché è una data che passerà agli annali? Perché il lavoro di ricerca dal titolo Il ruolo dell’etica nella comunicazione odierna: analisi del giornalismo costruttivo, della neodottoressa in Giornalismo, cultura editoriale e comunicazione multimediale dell’Università degli studi di Parma, rappresenta un inizio. La pietra d’angolo, la prima utilizzata nella costruzione, quella che, idealmente, sostiene tutto l’edificio.
La tesi di laurea magistrale di Agnese, infatti, è la prima, dedicata al giornalismo costruttivo e alla nostra rete di professionisti dell’informazione, a essere discussa in un ateneo italiano. Evviva!!
Il fascino discreto dell’etica
Quando i miei studenti mi chiedono di seguirli in tesi, come relatrice, con lavori di ricerca ad argomento etico, rimango sempre favorevolmente colpita. L’etica, si sa, è come la sora Camilla: tutti la vogliono, ma nessuno se la piglia. Insomma: è molto ambita, ma solo in apparenza. Pertanto, se un giovane o una giovane desidera cimentarsi in un’indagine sull’etica della comunicazione, ha il mio amore eterno.
Agnese Fochesato si è interessata fin da subito alla mia materia, perché l’ha vista come un vero e proprio salvagente. In questo caso, un salvagiornalista, come racconta lei stessa:
Durante il primo anno del corso magistrale in Giornalismo mi sono trovata smarrita, demotivata e confusa su ciò che stavo studiando e ciò che riscontravo nella realtà del panorama informativo italiano. Non avevo più stimoli perché, ovunque cercassi di informarmi, trovavo tanta superficialità e poca corrispondenza con i valori del giornalismo che i manuali di studio cercavano di insegnarmi. Per curiosità, ho comprato il primo libro che trattava di etica della comunicazione e ho compreso che, applicata al giornalismo, non era un insieme di concetti altamente filosofici inapplicabili all’informazione, ma si trattava di un modo per riscoprire le virtù umane di cui tutti siamo dotati. In quel momento, mi si è aperto un mondo nuovo che avevo bisogno di approfondire e ho iniziato a farlo.
Le ragioni morali dell’informazione costruttiva
Credo che il giornalismo non dovrebbe coltivare una visione ristretta, impaurita e territoriale dell’informazione. Dovrebbe, invece, uscire dal recinto, prendere aria e inoltrarsi, con la curiosità che lo contraddistingue, in nuove possibilità. Non per essere più bravo o alla moda, ma per tornare a servire il proprio pubblico. Intraprendere la strada del giornalismo costruttivo può costituire un’opportunità per tornare ad affermare l’etica nell’informazione. Come spiega Agnese:
Credo che il giornalismo costruttivo possa avere delle valide ragioni morali perché si fonda su criteri ben precisi che rispecchiano pienamente il giornalismo e lo scopo per cui è nato: aiutare le persone a comprendere la realtà in modo preciso, accurato, onesto e trasparente. È un tipo di giornalismo che mette al primo posto i lettori, portando loro rispetto e cercando di coltivare con essi un rapporto di fiducia autentica. Valori che il giornalismo tradizionale ha dimenticato ma che restano imprescindibili, se l’obiettivo principale resta quello di fare del giornalismo di qualità.
Com’è strutturata la tesi di laurea
L’indagine compiuta da Agnese è molto ben documentata e, per la fiducia e l’ottimismo che esprime sulla possibilità di perseguire un’informazione di valore, è anche visionaria. Parte dalla necessità di comunicare bene in senso morale, riferendosi all’etica del discorso proposta da Karl-Otto Apel e Jürgen Habermas (1), per poi passare ad analizzare la storia del movimento del Solutions Journalism americano e del Constructive Institute europeo, fondato dal giornalista danese Ulrich Haagerup (2), fino a concentrarsi sul Constructive Network italiano.
La tesi contiene un’interessante intervista a Assunta Corbo (se non la conoscete, potete leggere qui un articolo su di lei), che è la giornalista che ha fondato, nel 2019, il Constructive Network, e che ora dirige il primo magazine di giornalismo costruttivo in Italia: News48. Le sue parole hanno rappresentato per Agnese, insieme alla ricca bibliografia e sitografia raccolta sul tema, una sorta di faro per produrre un contributo scientifico personale: un articolo scritto secondo i crismi del giornalismo costruttivo, dedicato all’associazione Pangea e al suo progetto Reama per sensibilizzare sulla violenza di genere.
Immagini e parole: combo perfetta
Tra i casi studio presi in esame, Agnese si è focalizzata anche sull’applicazione dei criteri del giornalismo costruttivo e delle soluzioni al fotogiornalismo. Ha analizzato, per esempio, le opere del fotoreporter danese Jan Grarup il quale, dopo aver testimoniato la drammaticità di guerre, conflitti e calamità naturali per 25 anni, ha deciso di cambiare prospettiva, inserendo nelle sue immagini almeno un elemento di soluzione, di unione, di costruzione, rispetto alla distruzione che era solito documentare.
Non solo le parole, anche le immagini stanno a cuore alla neodottoressa:
In futuro cercherò sicuramente di unire le mie più grandi passioni: la fotografia, che è già il mio lavoro da quattro anni, e la scrittura. Mi piacerebbe coniugare questi due linguaggi che, insieme, hanno un immenso potenziale e vorrei farlo in modo costruttivo. Non sarà semplice, servirà studio, riflessione e determinazione, ma le cose facili non mi sono mai piaciute e la soddisfazione di riuscire a fare quello per cui sento di essere nata penso sia impagabile.
Buon futuro, allora, a questa giovane donna così profonda, capace e ricca di coraggio! Di fronte alle difficoltà, non distoglie mai lo sguardo, e questa è la miglior garanzia per avere successo.
Mariagrazia Villa
Approfondimenti
- Karl-Otto Apel, Etica della comunicazione, Jaca Book, Milano, 1992; Jürgen Habermas, Etica del discorso, Laterza, Roma-Bari, 2009.
- Haagerup. U, Constructive News: How to save the media and democracy with journalism of tomorrow, Aarhus University Press, Århus, 2017.
Crediti fotografici
Foto di Pasquale Paradiso Photography