Christiane Bürklein: l’arte e l’architettura del comunicare
Christiane Bürklein è un’architetta della comunicazione. Non tanto perché, di architettura, si occupa da sempre. Quanto perché progetta, costruisce e abita relazioni.
È la settima fiùtola di Amletica (qui potete conoscere la sesta), e ne sono davvero orgogliosa. Il motivo? È una professionista nel campo delle relazioni pubbliche e del personal branding per il settore dell’architettura e ha una spiccata predilezione per la sostenibilità. In ogni suo progetto comunicativo, immancabilmente, l’etica fa capolino.
Ve la presento
Christiane Bürklein ha una laurea in Lingue e letterature straniere moderne all’Università di Genova e ha iniziato la sua carriera, come consulente linguistica, presso lo studio di Renzo Piano. L’architettura l’ha sempre avuta nel sangue: il papà Klaus-Dieter è stato uno dei paesaggisti cui si deve il recupero del bacino della Ruhr e, tra i suoi antenati, conta Friedrick Bürklein, l’architetto di Re Massimiliano di Baviera.
Dopo aver lavorato come traduttrice, interprete e consulente per varie aziende (Christiane, di lingua madre tedesca, parla fluentemente molte lingue e, in qualunque Paese nuovo arrivi, tempo dieci minuti ed è già in grado di formulare una frase di senso compiuto: un dono da wonderwoman, almeno per me), nel 2011 è entrata a far parte del team redazionale del portale di architettura internazionale Floornature, dove scrive tuttora di temi legati alla sostenibilità nella sua sezione Livegreenblog.
Dal 2014, è la PR Manager del fotografo tedesco Ken Schluchtmann, per il quale ha curato un libro e diverse mostre (Milano, Beirut, Berlino), e collabora ad alcuni saggi dell’esperto di comunicazione visiva e docente IUSVE, Paolo Schianchi, come Architecture on the Web (1), dove ha spiegato in che modo gli studi d’architettura possono progettare la propria strategia comunicativa.
Shortlisted per la curatela della Triennale di Architettura di Oslo 2019 e per la Tallinn Architecture Biennale 2022, Christiane è stata, da febbraio 2019 a giugno 2020, Online Editor presso lo studio MVRDV a Rotterdam, uno dei più quotati al mondo. Ha lavorato, inoltre, come Senior Communication Expert, presso lo studio KCAP, sempre a Rotterdam, e ora è la PR&Communication Manager di Mario Cucinella Architects, in Italia.
Quando e perché, Christiane, hai sentito l’esigenza/desiderio di occuparti di comunicazione?
Fin da quando sono piccola mi piace raccontare storie, parlare con le persone, scrivere. Sono una persona molto comunicativa, parlo anche con i sanpietrini, come mi ha detto una conoscente a Roma, e sono sempre rimasta affascinata dalle lingue e poi dalla mediazione linguistica. Conoscendo molto bene il peso delle parole, le sfumature nelle varie lingue, l’effetto che le parole possono ottenere, avevo già molti ingredienti che sono necessari per una buona comunicazione. Poi un caro amico – Paolo Schianchi – ha scoperto questo mio dono e mi ha dato l’input per una carriera nuova che sono riuscita a costruirmi negli anni.
Se l’etica della comunicazione è riflettere sul nostro agire comunicativo, quali sono le ragioni e gli obiettivi che ti poni nel tuo essere comunicatrice?
Quando si comunica, bisogna sempre tenere presente che si tratta di un atto bidirezionale. Insomma, non basta “dire la propria” occorre anche lasciare spazio all’altro. Nella lingua parlata ma anche in quella scritta. Ovvero lasciare al lettore un margine che può colmare con se stesso, perché così si riesce a creare coinvolgimento e toccare il lettore.
Curi la comunicazione di importanti studi d’architettura: quali sono, secondo te, gli aspetti più rilevanti di un buon personal branding?
Dico ai miei clienti sempre di riflettere su “chi vorrebbero essere”. Il personal branding è un reinventare se stessi in chiave marketing, e funziona meglio se si è coerenti con se stessi. Secondo me, per avere successo nel personal branding bisogna essere autentici. Ho imparato nella vita che l’onestà paga e ciò vale anche nel personal branding. Anzi, spesso si viene apprezzati proprio per quello che si crede essere un punto debole ma che – abbracciandolo – si trasforma in forza.
Da dieci anni tieni un blog molto seguito, Livegreenblog: perché dovremmo tutti considerare la sostenibilità ambientale e sociale dei progetti d’architettura?
Non abbiamo altra scelta. Non esiste un piano B, neanche un pianeta B e le mire a Marte sono diversivi che distolgono l’attenzione dal fatto che, se non facciamo nulla ora per contrastare la crisi climatica, siamo fritti. Lo vediamo già da qualche anno, e le ultime pubblicazioni confermano la causa umana del disastro a cui stiamo assistendo. Quindi, capire le sfumature e le possibilità della sostenibilità in ambito architettonico, che incide per il 40% sulle emissioni, è davvero importante. Inoltre, va di pari passo con la sostenibilità sociale, in quanto solo così si possono ridurre effetti negativi sull’uomo e il suo contesto.
Quali sono i nuovi progetti con i quali impollinerai la comunicazione con l’etica?
Premesso che di fronte a questa domanda così fiorita non mi sento un’ape [ride, ndr], per me la comunicazione segue sempre un’etica professionale. Cerco di lavorare con e per persone che stimo e che fanno qualcosa che condivido. Altrimenti, io sono la prima persona che tradisco e, di conseguenza, non sono più etica.
Volete saperne di più di Christiane? Qui trovate una bella intervista che le è stata fatta lo scorso anno. Buona lettura!
Mariagrazia Villa
Approfondimenti
(1) Paolo Schianchi (a cura di), Architecture on the Web. A critical approach to communication, Libreriauniversitaria.it, Padova, 2014.
Crediti fotografici
Foto di Gianluca Giordano