Anna Zuccaro: la bellezza di comunicare (anche l’emergenza)

Anna Zuccaro: la bellezza di comunicare (anche l’emergenza)

Ho un debole per Anna Zuccaro. E devo mettermi in coda, perché siamo in tanti. Anche voi, non credete di passarla liscia: leggerete il post, vi innamorerete di lei e poi dovrete mettervi in coda.

È la seconda fiùtola di Amletica che vi presento. E vi preannuncio che è un essere speciale, come direbbe il maestro Franco Battiato. Una di quelle persone che incarnano l’etica di Platone: è bella, è buona, è giusta. E riesce a impollinare ogni tipo di comunicazione con autenticità e profondità.

Anna è copywriter, giornalista pubblicista e, dal 2013, anche docente di scrittura tecnica e copywriting in due università italiane. Di sé, però, ama dire che è «sempre discente».

Il suo percorso lavorativo, fortemente connesso alle esperienze di volontariato, l’ha portata, negli anni, a maturare la consapevolezza della necessità di una cultura della comunicazione d’emergenza, che ha vissuto in prima persona in diversi scenari di crisi. A questo proposito, vi segnalo il suo portale About Emergency e il relativo canale YouTube.

È proprio sulla delicata e complessa gestione comunicativa delle situazioni di crisi che l’ho intervistata. Perché sono quelle situazioni in cui il sangue freddo dovete riscaldarlo. Con un progetto a prova d’urto, parecchi atti creativi e una coltivata umanità.

Anna, quando e perché hai iniziato a occuparti di comunicazione d’emergenza?

Posso dire nel 2009, perché qualcuno ha creduto in me. Mi trovavo al campo di Acquasanta a L’Aquila, qualche settimana dopo il sisma, come volontaria adibita alla segreteria assieme a Paola. Il responsabile di campo chiese subito se qualcuno avesse le competenze per seguire la comunicazione e i giornalisti. Paola mi indicò: avevo studiato comunicazione per il marketing e lavoravo da due anni nel mondo del copywriting pubblicitario e SEO, mai mi sarei proposta per un ruolo così delicato. Ne uscii fortificata, con la piena consapevolezza di quanto fossero necessarie competenze trasversali per essere utili a una comunità ferita e la volontà di capire come acquisirle al meglio.

Se l’etica della comunicazione è riflettere sul nostro agire comunicativo, su cosa è importante riflettere prima di comunicare per gestire una situazione di crisi?

Bisogna sicuramente fermarsi a capire “chi si è” e “cosa si sa”. Sembra una risposta esistenziale e probabilmente ogni crisi ci porta anche a quel tipo di riflessione. Ma è anche molto pragmatica, proprio in un’ottica di problem solving della situazione. Il “chi si è” significa riconoscere che ruolo si ha in quel momento, in termini di opportunità da mettere al servizio degli altri e di limiti da saper ammettere e controllare. Il “cosa si sa” permette di comprendere se quanto conteniamo è funzionale alla gestione o al superamento di una crisi o, anche qui, se vi sono lacune e se ci sono i tempi per colmarle o a che figura fare affidamento perché integri le nostre conoscenze.

Quale pubblico è più difficile raggiungere con la comunicazione d’emergenza?

Il pubblico più complesso da raggiungere credo sia quello degli operatori d’emergenza coinvolti essi stessi nell’emergenza. Ad esempio, il vigile del fuoco che soccorre i suoi cari o amici tra le macerie, nelle strade che frequenta. Vive una condizione di contrasto, in quanto soccorritore e vittima allo stesso tempo, che provoca un trauma ulteriore a quello già dettato dall’emergenza. Lampante è il caso della pandemia: dagli infermieri agli psicologi, non c’è stato “soccorritore” indenne da questa condizione. Si tratta di sentimenti, emozioni, dolori, difficili da avvicinare e la comunicazione, specie se non necessaria, deve riconoscerli, sostare e a volte fare un passo indietro.

Come possiamo spiegare ai bambini una situazione di crisi, di qualunque natura essa sia?

I bambini ci agevolano molto: sono chiari e chiarezza si attendono. Questo significa che per spiegare loro una situazione di crisi dobbiamo affidarci a parole limpide e pensieri semplici. È necessario (che non significa affatto “facile”) dire loro la verità e rispondere alle domande. Non conoscono artifici comunicativi o maschere, quindi è parte della chiarezza anche il non nascondere le nostre emozioni. L’abilità del comunicatore adulto sta nell’equilibrio tra la trasparenza, perché la conoscenza porti a una maggiore comprensione o a una migliore convivenza con il momento, e la delicatezza, nel trovare le parole più vicine alla realtà che siano anche misurate nel dirla.

Hai già scritto molti bei libri dedicati al copywriting (1) (2), tua grande competenza. Hai mai pensato di scriverne uno sulla comunicazione d’emergenza?

Certo, anzi, annuncio qui con grande emozione che La comunicazione nella gestione delle emergenze – Come operare nel predurantepost evento uscirà a breve. Nel panorama italiano ho sempre incontrato libri di matrice logistica, normativa, psicologica. Quello che propongo è invece un approccio che si avvale degli strumenti della comunicazione: con il suo presentare case history, testimonianze e percorsi incontrati in almeno 15 anni di studi ed esperienza, tra professione e volontariato, ho voluto creare un manuale utile, facilmente fruibile e che possa dare un vivido apporto alla consapevolezza di dover essere preparati, perché la comunicazione sia materia utile alla gestione di un’emergenza.

Mariagrazia Villa


Approfondimenti

(1) Anna Zuccaro, Copywriting, la scrittura fatta dalle persone per le persone, libreriauniversitaria.it, Padova, 2015.

(2) Anna Zuccaro (a cura di), Copywriting tra arte e tecnica. Metodi e sistemi per un approccio globale al sistema espressivo più responsabile, Dario Flaccovio editore, Palermo, 2020.

Crediti fotografici

Foto di proprietà di Anna Zuccaro.