L’etica? Si allena come un muscolo (e buoni si diventa)

L’etica? Si allena come un muscolo (e buoni si diventa)

La vita è una palestra superattrezzata. Dove possiamo allenare il corpo, ma anche il carattere. E il primo, a comprendere che le virtù morali possono essere acquisite con la pratica, è stato Aristotele. Un personal trainer d’eccezione, vero?

La stessa parola greca éthos, da cui deriva il termine italiano “etica”, significa “comportamento”, “costume”, “norma di vita”. E sappiamo tutti quanto un’abitudine sia tiranna (1). Come riesca a incidere un solco nella nostra mente, sul quale il pensiero torna più e più volte.

Se gli esseri umani sono «fasci di abitudini», come aveva scritto il filosofo e psicologo William James in un articolo pubblicato nel 1887 (2), allora è fondamentale che le abitudini siano buone. In caso contrario, siamo parecchio nei guai.

In termini morali, quand’è che un’abitudine è buona? Direi tutte le volte in cui ci stimola e ci motiva ad agire per il bene collettivo, non per il nostro piccolo bene individuale. E ciò vale per la comunicazione, come per gli altri ambiti della nostra esistenza.

Si fa presto, però, a dire: facciamo dell’etica una buona abitudine. Ma come, santiddio?? Mettendola in azione e allenandola regolarmente. Esattamente come faremmo con i nostri muscoli.

È quello che ho spiegato nel mio talk al TEDx di Castelfranco Veneto nel 2019: se vuoi ascoltarlo, puoi andare qui.

Diventare buoni non è una passeggiata

Un vero addestramento morale non è come sorseggiare un cocktail a bordo piscina. È tempo, sudore, sacrificio, determinazione, costanza, umiltà. Ma può valerne la pena. E anche la gioia. Muhammad Ali odiava ogni minuto dei suoi allenamenti, ma si ripeteva di non rinunciare mai allo sforzo. Di soffrire nel presente per vivere il resto della vita da campione.

Ecco: per diventare dei fuoriclasse etici non bisogna mai darsi per vinti. Anche e soprattutto, quando i pronostici ci voltano le spalle.

Pensate all’epico scontro Ali-Foreman del 30 ottobre 1974, a Kinshasa, nello Zaire (oggi Repubblica Democratica del Congo). Questo match, che fu definito dai media The Rumble in the Jungle (la rissa nella giungla) perché entrambi gli sfidanti erano neri (e l’inclusività del linguaggio era di là da venire), è considerato uno dei più importanti nella storia della boxe.

George Foreman, 25 anni, è il campione del mondo: è giovane, imbattuto, arrogante. È un nero inserito nella società dei bianchi ed è il grande favorito. Ali, che è tornato a combattere da quattro stagioni dopo che gli è stato tolto il titolo di campione del mondo nel 1967 per il suo rifiuto ad arruolarsi contro il Vietnam, è lo sfidante. Ha 32 anni e viene dato per sconfitto.

Foreman e Ali passano l’estate del ’74 ad allenarsi nello Zaire. Per Ali, che va a esercitarsi nelle baraccopoli, vincere vuol dire riscattare tutta la comunità nera, anche quella della povera gente, degli emarginati e dei dimenticati. Allena i muscoli del cuore, non solo quelli del corpo. E, sul ring, dimostra che nothing is impossible: all’ottavo round, dopo aver incassato parecchi colpi, sferra il colpo finale e manda ko l’avversario, riprendendosi il titolo di campione del mondo.

Che cosa potrebbe aiutarci?

L’etica è figlia dell’esperienza, come aveva capito Aristotele, più che della conoscenza (3).

Molti di noi sono brave persone, in linea di principio, ma non mettono mai in pratica le loro nobili intenzioni e le loro valide motivazioni. E sono i comportamenti a renderci le persone che siamo, non le idee…

Nei miei prossimi post, fornirò degli esercizi utili per migliorare le nostre virtù morali nella comunicazione. Così da allenarci a dire ciò che pensiamo e vorremmo dire, senza danneggiare noi stessi e i rapporti con gli altri. Pronti a infilarvi le scarpette?

Mariagrazia Villa


Approfondimenti

(1) Charles Duhigg, Il potere delle abitudini, tr. it. di M. Sartori, TEA, Milano, 2014

(2) William James, Le leggi dell’abitudine, tr. it. di D. Vincenti, Mimesis, Milano, 2019

(3) Aristotele, Etica Nicomachea, tr. it. di C. Natali, Laterza, Roma Bari, 1999


Crediti fotografici

Foto di Wokandapix da Pixabay