Papa Francesco: comunicare, incontrando le persone
Il messaggio del Santo Padre per la 55esima «Giornata mondiale delle comunicazioni sociali», reso noto il 23 gennaio 2021, alla vigilia della festa di San Francesco di Sales, patrono dei giornalisti, parla chiaro. Ci invita a comunicare, incontrando le persone. Là dove sono e come sono.
Le parole di Papa Francesco ruotano tutte attorno a un episodio narrato nel Vangelo di Giovanni (Gv 1,43-46). Filippo, che è della città di Betsaida, ha deciso di seguire Gesù in Galilea. Si imbatte in un amico, Natanaele, e gli dice, tutto contento, di aver finalmente trovato, nel figlio di Giuseppe di Nazaret, colui del quale hanno scritto Mosè nella Legge e i Profeti. Al che, l’amico chiede provocatoriamente: «Può forse venire qualcosa di buono da Nazaret?». E Filippo, senza scomporsi e mandarlo a girare, gli risponde: «Vieni e vedi».
È la stessa risposta che aveva dato Gesù, poco dopo il battesimo nel fiume Giordano, a tutti coloro che volevano diventare suoi discepoli: «Venite e vedrete» (Gv 1,39).
Per chi suona la chiamata
Il consiglio di andare di persona, per rendersi conto di qualcosa o di qualcuno, ha un significato profondo. Non solo per la predicazione ordinaria della Chiesa, ma anche per la comunicazione umana.
Oggi la chiamata è impellente, soprattutto per il mondo dell’informazione, dalle redazioni dei giornali alle agenzie di stampa, dai siti web alla galassia dei social media.
In questo momento di crisi dell’editoria (per non dire di crollo), molte notizie sono costruite al desk, ossia davanti a un computer, pescando a piene mani dalla rete. Con il risultato di una pessima pesca.
Oltre all’omologazione dell’informazione, tra testate fotocopia, tg gemelli e notiziari radio clonati, e all’appiattimento del lavoro giornalistico a mera cassa di risonanza del palazzo, senza più inchieste e reportage che cerchino la verità delle cose, esiste anche il rischio di un mancato discernimento delle fonti e la diffusione di notizie distorte, zoppe, false (1).
Come suggerisce il Santo Padre, i giornalisti devono tornare a consumare la suola delle scarpe. Ad alzare il sedere dalla scrivania e mettersi in movimento. Per entrare in relazione con la vita concreta delle persone e per ascoltarle, guardandole negli occhi. Per verificare le situazioni e conoscerle nella loro sorprendente complessità (2) (3).
Andare, vedere, costruire
Uscire dalla comodità del “già conosciuto” apre a un autentico incontro con l’altro. E rende il giornalismo costruttivo, perché cerca di raccontare le storie per intero, negli aspetti critici ma anche nelle possibili soluzioni.
In Italia ci sono già molti professionisti dell’informazione che cercano di andare e vedere. Spesso di andare dove nessuno ci tiene a essere e di vedere dove tutti preferiscono rimanere ciechi. Lo fanno per arricchire la società e renderla più completa. Per restituire più tessere al mosaico della nostra umanità.
Il Constructive Network, di cui ho il privilegio di far parte, è un team di giornalisti e comunicatori creato nel 2020, che crede nell’opportunità di informare in un’ottica costruttiva. Se volete leggere e magari firmare il nostro manifesto, lo trovate qua.
Credo che la prospettiva di chi va e vede sia un importante seme da coltivare.
Mariagrazia Villa
Approfondimenti
(1) Adriano Fabris, L’etica del giornalismo negli attuali scenari comunicativi, Pacini Editore, Pisa, 2019
(2) Papa Francesco, Nei tuoi occhi è la mia parola. Omelie e discorsi di Buenos Aires 1999-2013, a cura di A. Spadaro, Rizzoli, Milano, 2016
(3) Antonino Piccione, Giovanni Tridente (a cura di), I doveri del giornalista. Etica professionale e servizio alla società, compendio alla giornata formativa svoltasi il 29 ottobre 2019 e promossa dalla Facoltà di Comunicazione Sociale Istituzionale della Pontificia Università della santa Croce e dall’associazione ISCOM-Promozione della Comunicazione Istituzionale, Roma, 2019
Crediti fotografici
Foto di Free-Photos da Pixabay