Mariangela Campo, la giornalista che ci fa stare bene

Mariangela Campo, la giornalista che ci fa stare bene

Gira voce che in ogni bravo giornalista ci sia uno scrittore mancato. Ecco: Mariangela Campo è l’eccezione che conferma la regola. In questa brava giornalista c’è una scrittrice riuscita.

L’ho scelta, come undicesima fiùtola di Amletica, perché riesce a impollinare la sua comunicazione con un’intensa attitudine etica. Sa utilizzare un linguaggio pulito e ritemprante e raccontare storie che si appellano alla parte migliore di noi (1). Ci aiuta a stare bene, insomma, e non è un dono da poco. Anzi.

Mariangela Campo è giornalista, blogger e copywriter freelance specializzata nello studio delle relazioni tra i giovani e la società contemporanea. Scrive anche di parità di genere e di educazione ai media digitali. Si può dire che abbia fatto tesoro del celebre saggio News del filosofo Alain de Botton (2): da professionista dell’informazione, vuole contribuire a rendere il mondo un posto più accogliente, dove nessuno resti indietro e dove tutti possano partecipare attivamente per cambiare le cose. Per questo divulga il giornalismo come servizio pubblico e, soprattutto, il giornalismo costruttivo, che si basa sulla ricerca di soluzioni a problemi sociali quotidiani e di ampia portata.

Mariangela, quando e perché hai deciso di fare la giornalista?

Ho voluto fare la giornalista da sempre. Tra gli 11 e i 13 anni ho cominciato a leggere con voracità qualunque cosa mi capitasse sottomano: fumetti e riviste, gli Harmony e soprattutto i libri che ci inviava un amico di papà. C’era questo amico di papà, un veneto, che aveva una libreria scolastica: ogni anno, per due o tre anni, ci ha inviato tutti i libri invenduti dell’anno precedente. Erano libri di narrativa: da Gian Burrasca a Il Giardino dei Finzi Contini, passando per il Decamerone di Boccaccio e Lessico Famigliare della Ginzburg. Li ho letti tutti, più di una volta. A un certo punto ho scovato, all’interno di uno di loro, l’annuncio di una casa editrice che inviava i libri direttamente a casa. Ogni libro costava mille lire. Cominciai a farmene inviare quattro, poi sette, poi dieci al mese. Leggevo e vivevo le storie di questi personaggi lontanissimi da me, drammi in luoghi esotici, rivincite di donne fatte tacere per millenni, storie di uomini a cui avrei voluto assomigliare fortissimamente, per tempra e carattere, storie d’amore, storie di vita e storie di morte. Queste letture mi hanno resa consapevole del mio desiderio più grande: scrivere storie. Da lì a scegliere il giornalismo come professione, il passo è stato breve: il giornalismo di cui parlo è quello utile ai lettori, quello che fa servizio pubblico.

Se l’etica della comunicazione è riflettere sul proprio agire comunicativo, come si caratterizza il tuo lavoro?

Ho cominciato a lavorare come giornalista presso una testata online generalista: scrivevo di cronaca e politica, economia e finanza, cultura e lifestyle. Eppure, sentivo che mancava qualcosa. Da un lato c’erano le istituzioni, che parlavano dei giovani e della scuola con i loro documenti istituzionali ben curati e, dall’altro, c’erano i giovani, sulla bocca di tutti i politici, di tutte le istituzioni, ma di cui mancava la voce reale. Il mio primo obiettivo è stato, quindi, dare l’opportunità ai giovani di avere una voce nel dibattito pubblico. A questo obiettivo ne sono seguiti altri due: contribuire, con il mio lavoro, a diminuire la disparità di genere, le differenze di condizioni e di comportamento tra donne e uomini a partire dall’educazione e dall’istruzione, di cui ancora la nostra società è imbevuta nonostante i molti passi avanti fatti. E poi l’educazione ai media, fondamentale nel contesto post-pandemico per rendere le persone consapevoli di come usare le risorse digitali, come i social network e i blog, per informarsi in modo diverso e consapevole (3). La mia attività di giornalista ruota sempre attorno a questi temi: giovani, parità di genere ed educazione ai media.

Sei tra i fondatori del Constructive Network: quali prospettive può portare il giornalismo costruttivo all’informazione?

Il giornalismo costruttivo e delle soluzioni insegna a contaminarsi. Contaminazione di visioni, di teorie, di idee, di azioni. Se leggi una storia di giornalismo costruttivo, trovi il problema e la sua contestualizzazione. Ma trovi anche una possibile soluzione. Soluzione imperfetta e di certo migliorabile, ma soprattutto replicabile in un altro contesto. Il giornalismo costruttivo dona opportunità alle persone. Poi sta a loro scegliere di coglierle oppure no, ma di sicuro nessuno, dopo aver letto una storia costruttiva, si sentirà sgomento e impotente; nessuno penserà che il mondo che viviamo sia pessimo.

Hai ideato il progetto Giornalismo in classe per gli studenti delle scuole superiori. Qual è il rapporto dei giovani con le news?

I giovani di oggi si informano esclusivamente online. I giornali di carta, i telegiornali, i radio-giornali non soddisfano le loro esigenze. Gli stili comunicativi, i punti di vista, i temi trattati dai mezzi informativi tradizionali non si adattano alle loro necessità. L’assenza di punti di vista nuovi li sposta verso nuovi tipi di narrazione della realtà. È interessante notare che i ragazzi si informano non solo attraverso le testate online, ma anche attraverso i profili social dei giornalisti, degli influencer e dei blogger che seguono. Questa modalità, però, contiene almeno due criticità. Da una parte i giovanissimi mancano di quel bagaglio di strumenti, esperienze e conoscenze grazie alle quali si attivano i processi di apertura a più fonti e, di conseguenza, a punti di vista e orientamenti culturali diversi. Dall’altra, c’è il cosiddetto paradosso di internet, che si presenta potenzialmente capace di assicurare il pluralismo informativo, ma gli algoritmi delle varie piattaforme tendono a chiudere le persone all’interno di bolle, che spesso sono popolate da informazioni manipolate, false, o comunque di bassa qualità. Ne consegue che i minori, dai 14 ai 17 anni, ancora in fase di costruzione delle capacità cognitive e conoscitive necessarie ad un approccio critico, siano i più esposti ai fenomeni di disinformazione, non sapendo spesso riconoscere le notizie “vere” da quelle “false”.

Hai appena dato vita al tuo blog personale: in base a quali criteri, scegli i temi da trattare e le persone da intervistare?

I temi del mio blog ruotano intorno agli argomenti di cui mi occupo nella mia attività di giornalista: giovani, gender gap e educazione ai media. Ho costruito una sezione, che ho chiamato Storie d’impresa, in cui racconto le storie di imprenditrici e imprenditori che hanno un impatto sociale forte. Racconto di tutte quelle persone che lavorano per fare la differenza sul territorio, che creano intenzionalmente valore per la comunità in cui operano. Ad esempio, storie di imprenditrici e imprenditori che agiscono per avere più ragazze che lavorano nei settori tradizionalmente deputati ai maschi, come l’informatica, l’ingegneria, la matematica, le scienze. Storie di aziende che erogano servizi di formazione di qualità a prezzi accessibili per tutti. E poi divulgo i temi del giornalismo come servizio pubblico, soprattutto – manco a dirlo – quelli del giornalismo costruttivo. Lo faccio con un obiettivo preciso: rendere consapevoli i lettori che è possibile informarsi in modo diverso dal tradizionale giornalismo mainstream.

Per conoscerla meglio…

Vi lascio tre link che, a mio parere, rappresentano molto bene l’impegno di Mariangela e la sua vocazione al racconto di storie: il video della conclusione del laboratorio Giornalismo a scuola nell’anno scolastico 2018/2019; un suo editoriale per News48, il primo e, al momento, unico magazine di giornalismo costruttivo in Italia; un articolo dal suo blog su come lavora un giornalista.

Mariagrazia Villa


Approfondimenti

(1) Paolo Borzacchiello, Basta dirlo. Le parole da scegliere e le parole da evitare per una vita felice, Mondadori, Milano 2021.

(2) Alain de Botton, News. Le notizie: istruzioni per l’uso, Guanda, Parma, 2014.

(3) Bruno Mastroianni, Litigando si impara. Disinnescare l’odio online con la disputa, Franco Cesati Editore, Firenze, 2020.

Crediti fotografici

Foto Archivio Mariangela Campo https://www.mariangelacampo.it/